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CME e la rivoluzione dei Bitcoin Futures

14 Novembre 2017 di admin

bitcoin criptovaluta futures

Terry Duffy, il CEO di CME Group, ha annunciato l’intenzione di introdurre dei contratti future basati sul Bitcoin nei propri marketplace. Questa dichiarazione fece salire il valore del Bitcoin che aveva superato i 7000$ per poi scendere di nuovo in questi giorni. Ma di certo si tratta di un grande evento.

bitcoin criptovaluta futures

Ma chi è il CME Group?

Si tratta di un azienda che rappresenta il mercato dei derivati, un azienda che investe in più di 3 miliardi di contratti e 1 quadrillione di dollari ogni anno, il tutto in 4 mercati:  CME, CBOT, NYMEX e COMEX.

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Finalmente, dopo il blocco SEC dello scorso Marzo, dove gli ETF erano stati appunto congelati, e quindi il primo fondo di investimento in Bitcoin non approvato, sembra ora che la situazione si sia sbloccata.

Se proprio Terry Duffy, il CEO del primo marketplace di Futures Mondiale, ha rilasciato un intervista dove afferma di lanciare i Bitcoin Future entro inizio 2018, sembra che i vari organi regolatori, inclusa la Commodity Futures Trading Commission, abbiano dato il loro benestare a questa rivoluzione di mercato.

Si tratta si di rivoluzione perchè creare Futures basati sul Bitcoin apre la porta a investitori istituzionali che fino ad ora non hanno avuto possibilità di investire nelle criptovalute. Inoltre apre le porte a investitori privati che non vogliono comprare i Bitcoin o altre cripto monete e dover spostare le stesse nei cosidetti Wallet, o avere il rischio di essere frodati.

Un altro effetto dei contratti futures rappresenta la possibilità di poter spostare buona parte delle transazioni fatte su mercati non regolamentati e rendere quindi lo scambio di criptovalute più regolato e fruibile al pubblico e alle masse, il tutto in maniera trasparente e legale.

Siamo quindi tutti in attesa di questi contratti futures dove il BTC potrebbe ancora una volta essere il primo ad aprire opportunità ad altre criptovalute minori, come Litecoin, Dash, Ripple e Ethereum.

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In arrivo una legge sul Bitcoin per ogni Stato USA?

21 Agosto 2017 di admin

bitcoin legge

bitcoin leggeLo scenario che mai avrebbero voluto vedere i creatori del Bitcoin si sta purtroppo avverando. Il Bitcoin e le altre criptovalute rischiano di essere sempre più regolamentate, e quindi sempre più controllate dagli enti di regolamentazione governativi. Questa è sicuramente una grande minaccia, che potrebbe portare il valore del Bitcoin, che comunque in questi giorni sembra non risentirne assolutamente.

E’ un bene o un male che il bitcoin venga regolamentato? Non lo sappiamo. Da una parte possiamo dire che all’ombra del bitcoin sono proliferate truffe di ogni tipo e quindi la regolamentazione non può che essere un fattore estremamente positivo.

Dall’altra, però, dobbiamo dire che esiste già oggi un modo per investire in bitcoin senza nessun tipo di rischio o di problema, ed è costituito dalle piattaforme criptovalute che offrono i CFD per fare trading di criptovalute.

Il bello di queste piattaforme è che funzionano grazie ai CFD che sono un prodotto regolamentato e quindi offrono tutta la sicurezza necessaria a coloro che vogliono investire senza rischi e senza truffe.

Inoltre, operare con i CFD risulta di solito estremamente più facile rispetto a operare direttamente con i bitcoin o altre criptovalute. Ecco perché i meno esperti dovrebbero sempre cominciare con piattaforme CFD…

Lo sforzo corale per portare il mondo delle criptovalute sotto una regolamentazione generale si è finalmente concluso. Adesso gli entusiasti della tecnologia devono semplicemente convincere i legislatori a mettere in pratica questa nuova pratica.

Fondata nel 1982, la Uniform Law Commission (ULC) è un’associazione non-profit costituita da 350 membri. Tutti sono avvocati, ed il loro obiettivo è quello di elaborare una legislazione che chiarisca le aree in cui la legge statale sta creando instabilità.

Dati i regimi di regolamentazione alquanto onerosi che sono stati dovuti attivare a causa delle criptovalute, non è un caso che la ULC si sia interessata negli ultimi anni in questo settore. Da quando il gruppo ha iniziato a lavorare a ciò nel 2014, ci sono stati diversi tentativi da parte degli stati di regolare questo tipo di tecnologia.

Persino il lavoro dell’ULC si è adesso concluso, alcuni osservatori dell’industria sono adesso ottimisti che questa narrativa possa trovare un’inversione.

Stephen Middlebrook, un avvocato di Womble Carlyle che lavora per l’American Bar Association ha affermato che:

“Sono consapevole che i legislatori in diversi Stati sono interessati nella legislazione in questo settore, e sono in attesa dell’Uniform Act. Penso perciò che ci sia molta richiesta sotto questo punto di vista.”

L’impatto delle criptovalute nei confronti dell’economia inizia ad avere una certa importanza. Le criptovalute stanno assumendo sempre più una grande importanza nei confronti dei metodi di pagamento utilizzati nel paese.

Data la natura in continuo cambiamento delle criptovalute e delle relative tecnologie, leggi come la ben conosciuta “BitLicense” sono diventate molto presto “datate”. Tuttavia, da quando la legge è stata creata nel 2014, sono nati movimenti separati: le blockchain private e le Initial Coin Offerings, tutt’ora non completamente regolate sotto il punto di vista dello stato.

La questione attuale è capire se per la regolamentazione verranno utilizzati schemi che sono stati strutturati per altre cosa che non possono essere adottati a sufficienza con le criptovalute, oppure uno schema di regolamentazione che dovrà essere strutturato specificatamente per business che operano in questa nicchia.

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Perché il trading online non è una truffa?

21 Giugno 2017 di admin

Molto spesso chi si avvicina per la prima volta al meraviglioso mondo del trading online pensa che sia una vera e propria truffa. La realtà non è questa. In effetti diciamolo subito: di truffe ce ne sono, anche piuttosto cattive. E ci sono broker che pur essendo apparentemente legali applicano politiche che sono a tutti gli effetti truffaldine. Ma non possiamo sicuramente dire che il trading online sia una truffa in sè e per sè.

E anche il fatto che il trading presenti dei rischi (di cui abbiamo parlato abbondamentemente in questo articolo) non rende automaticamente il trading una truffa.

Broker che truffano

Il caso piùà eclatante di truffe è rappresentato da sistemi come Profit Maximizer o Dubai Lifestyle App. Si tratta di truffe ben costruite che promettono guadagni facili ma che in realtà bruciano rapidamente il denaro del cliente (o del pollo, come sarebbe molto più opportuno dire). Ma anche i broker che applicano commissioni sull’eseguito non sono da meno: le commissioni sull’eseguito di fatto bruciano rapidamente gli eventuali guadagni di trading. E anche se il trading è in perdita, per assurdo, bisogna pagarle. In pratica operare con un broker che applica commissioni sull’eseguito è un vero e proprio suicidio finanziario.

Questo, ripetiamo, non ci deve far pensare assolutamente che tutto il trading online sia una truffa. Basta rendersene conto: scegliere solo broker autorizzati e regolamentati, broker che non promettono facili guadagni ma anzi avvisano chiaramente del fatto che il trading online è rischioso. Soprattutto, basta scegliere esclusivamente broker che non applicano commissioni.

Un esempio di broker sicuro è invece eToro.

Perdere soldi con il trading online

Quello che è più importante dire è che con il trading online si possono anche perdere soldi. Non è detto quando si perdono soldi si sta subendo una truffa. Anche i migliori trader perdono soldi.

C’è però una differenza abissale tra i migliori trader, quelli che guadagnano soldi, e i mediocri, quelli che perdono. Ad entrambe queste categorie di persone può capitare un’operazione che va male. Il trader bravo, però, non penserà di avere perso soldi: penserà semplicemente di aver comprato, con i soldi persi, una nuova conoscenza. I trader bravi imparano dagli errori che commettono e quindi riescono a fare tesoro delle perdite.

Il trader mediocre non perde tempo ad apprendere dai suoi errori: sicuramente è tutta colpa del fatto che il trading online è una truffa legalizzata oppure è colpa del broker che non ha funzionato bene e/o lo ha truffato. E ovviamente non è un sentimento che tengono dentro di loro. No. Questi trader della domenica hanno l’assoluta necesità di far sapere al mondo intero la loro disavventura. Se non scrivono su almeno 12 forum finanziari diversi che il trading (e/o il broker) è una truffa, sicuramente non riescono a dormire tranquilli.

Il trading online non è una truffa anche se può far perdere soldi, allo stesso modo in cui li può far guadagnare. Tutta la differenza sta nella testa e nel cuore del trader, non nella conoscenza di elaborate strategie, tecniche o metodi di trading.

Se vuoi, puoi.

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